Ippocrate e la medicina scientifica
Con Ippocrate andremo ad introdurre la scuola medica di quest'ultimo, che ci offre un primo esempio dell'applicazione di un metodo scientifico, fondato sull'interpretazione razionale dei risultati dell'osservazione empirica.
La medicina come modello della scienza
La scuola medica di Ippocrate di Cos è sorta in uno dei periodi di maggiore espansione e splendore della civiltà greca: il V secolo a.C.
La scuola di Ippocrate risiede innanzitutto nel metodo seguito per la cura delle malattie: questo metodo consiste nell'assumere come punto di partenza l'analisi empirica, in questo caso dei particolari sintomi manifestati dal paziente, per poi cedere, attraverso l'attenta interpretazione razionale dei risultati dell'osservazione, alla definizione della terapia adeguata.
In questa procedura, dunque, risulta di grande importanza la fase del riconoscimento dei segni di malattia, che sono indizio della probabile presenza di una determinata patologia.
Ogni malattia viene poi catalogata, seguendo un approccio di tipo probabilistico, nel quale è inevitabile evitare la errori.
Una visione unitaria dell'organismo da curare
Quello che il metodo di Ippocrate stabilisce, è che il medico deve sempre prendere in considerazione la totalità del paziente. Oltre alla totalità del paziente è anche necessario tener conto dell'ambiente naturale e dell'ambiente etico-politico in cui ci si trova.
Un altro elemento importante era l'anamnesi, ovvero la ricostruzione della storia passata del paziente. Era quindi necessario avere un dialogo tra paziente e medico.
La medicina ippocratica si basava quindi su un approccio complessivo e dialogico alla malattia, sul quale si basa un altro elemento, ovvero la prognosi: nella quale si cercava di spiegare e di curare il singolo organo, all'interno di una visione unitaria dell'individuo, senza tralasciare il passato e il futuro.
La terapia era considerata anche come la prova della validità della diagnosi, ovvero la corretta interpretazione dei sintomi.
Tutto doveva accadere in una collaborazione attiva e reciproca tra medico e malato contro il male, visto come il comune nemico.
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